PSICOLOGIA TRANSPERSONALE E SPIRITUALITA’

Articolo di Filippo Falzoni Gallerani

Fonte: https://filippofalzoni.com/psicologia-transpersonale-e-spiritualita/

La Psicologia ha origine dalle tradizioni spirituali, ma per affermarsi come scienza ha presto assunto un approccio materialista che ha escluso le dimensioni più profonde dell’Essere. Per secoli filosofi e mistici hanno riconosciuto la “Grande Catena dell’Essere” o “Grande Campo dell’Essere”, che è rappresentato da dimensioni e livelli che trascendono e includono i precedenti: dalla materia, alla vita, alla mente, all’anima, allo spirito.
Negli ultimi 3000 anni, i filosofi del Perenne si sono trovati in accordo quasi unanime sui principali livelli del Grande Campo, sebbene il numero delle divisioni di questi livelli possa variare. Alcune tradizioni presentano solo tre maggiori livelli (corpo, mente e spirito o grossolano, sottile e causale). Altri ne hanno presentati cinque (materia, corpo, mente, anima e spirito), altri sette come per i sette chakra del Kundalini Yoga. Filosofi del Perenne come Plotino e Aurobindo hanno usato una dozzina di livelli di coscienza, altri avevano distinzioni molto complesse con anche 108 suddivisioni dei livelli dell’Essere e della Coscienza. Il Grande Campo è un grande nido morfogenetico che offre uno spazio di sviluppo ai potenziali umani.
In Occidente la religione presto si allontanò dallo Spirito e l’uomo ne fece un sanguinario strumento di potere che contraddiceva gli insegnamenti dello stesso Dio che si voleva imporre al mondo intero. La reazione a questa decadenza ha ispirato l’Illuminismo che ha rappresentato la vittoria della Ragione sul dogma e la superstizione. Tuttavia la reazione ai misfatti delle religioni fu eccessiva e andrò troppo oltre sino a negare del tutto l’esistenza dell’anima e dello spirito. Fu come buttare il bambino con l’acqua sporca, perché per combattere i crimini della Chiesa e osservare i fatti senza il filtro del dogma, si negò del tutto l’esistenza dell’autentica spiritualità sino a considerare “reale” solo la materia. Da questa prospettiva avere fede è qualcosa di simile al credere a Babbo Natale, le esperienze mistiche sono viste come una forma d’isteria e i mondi invisibili sono considerati solo fantasia.
Purtroppo ancor oggi è vero che a livello di massa ciò che viene presentato come spirituale e religioso ha troppo spesso i connotati patologici di una fuga dalla realtà, di una stampella dell’ego, che è una parodia della vera spiritualità. Il risveglio spirituale è sempre l’eccezione, si dice che “pochi cercano la Verità e di quei pochi, pochi la trovano”. Il fatto che la trascendenza dell’io, la percezione dell’Unità della vita e della sacralità dell’Essere siano esperienze destinate a pochi non ne inficia la realtà.
C. G. Jung fu accusato di misticismo perché riconosceva l’importanza dell’anima e della realizzazione del Sé. Jung considerava i simboli delle religioni dei prodotti dall’inconscio collettivo che correttamente interpretati rappresentano il cammino interiore attraverso il quale l’individuo si emancipa per individuarsi e autorealizzarsi. Ma per il solo fatto di trattare temi che la scienza considera tabù, la psicologia junghiana è stata a lungo esclusa dalle istituzioni al contrario della visione materialistica di Freud che al contrario ha profondamente influenzato gran parte della cultura occidentale con una visione pessimista e riduttiva dell’uomo. I numerosi studiosi del Perenne, tra cui numerosi orientalisti, sono stati relegati sino ad anni recenti in un’area che la scienza ufficiale non ha mai preso seriamente in considerazione.
Una svolta si ebbe quando la Fisica quantistico-relativistica mise in evidenza una realtà ineffabile oltre lo spazio-tempo che poteva collimare con le visioni dei mistici e giustificare fenomeni che la ragione considerava impossibili.
Negli anni ‘60 del secolo scorso sia la rinascita dell’interesse per la filosofia orientale sia le esperienze con allucinogeni che aprivano le porte a inesplorate dimensioni della psiche i tempi erano maturi perché questa grave lacuna della psicologia fosse colmata con la nascita della Psicologia Umanistica e in seguito della Psicologia Transpersonale.
E’ stata denominata “Psicologia Transpersonale” quella area di ricerche che ha cercato di offrire un’interpretazione psicologica della Grande Catena dell’Essere riadattata alle conoscenze scientifiche moderne. Una Psicologia che riconosce i piani sottili e le dimensioni esistenziali e spirituali dell’essere umano.
Stanislav Grof con le tecniche della Respirazione Olotropica e Ken Wilber, con la sua vasta opera di sintesi sostenuta da ricerche interdisciplinari che abbracciano Oriente e Occidente, sono tra le figure più rappresentative del movimento transpersonale. Negli ultimi anni sono stati pubblicati sulla Psicologia Transpersonale centinaia di libri e il Journal of Transpersonal Psychology, le cui prime pubblicazioni risalgono alla fine degli anni ’60, è una vasta e interessantissima raccolta di studi e ricerche a sostegno di una visione ampia e coerente.
Secondo Wilber uno dei problemi più comune consiste nel confondere gli stati prerazionali con gli stati transrazionali dato che entrambi non sono razionali. Per superare queste lacune ha ideato la “Psicologia Integrale” che è un’ulteriore evoluzione della Psicologia Transpersonale.
Wilber cerca di includere il meglio della ricerca scientifica della psicologia con l’essenza delle grandi tradizioni spirituali. Un tentativo di integrare alcune delle intuizioni di sorgenti premoderne, moderne e postmoderne, riconoscendo che ognuna ha qualcosa d’importante da insegnare.
Nel primo capitolo del suo libro “Psicologia Integrale”, Wilber inizia chiarendo le basi essenziali del terreno di ricerca: “La psicologia è lo studio della coscienza umana e delle sue manifestazioni nel comportamento. Le funzioni della coscienza includono la percezione, il desiderio, la volontà e l’azione. Le strutture della coscienza, di cui alcune sfaccettature possono essere inconsce, includono il corpo, la mente, l’anima e lo spirito. Gli stati di coscienza includono gli stati normali (veglia, sonno e sogno) e gli stati alterati (stati non ordinari e meditativi). I modi della coscienza includono l’estetica, la morale e la scienza. Lo sviluppo della coscienza si espande per l’intero spettro dal “prepersonale” al “personale” e al “transpersonale”, dal subconscio, al conscio al superconscio, dall’id, all’ego, allo Spirito. Gli aspetti relazionali e comportamentali della coscienza si riferiscono alla sua mutua interazione con il mondo oggettivo esteriore e il condiviso mondo socioculturale di percezioni e valori condivisi”. Il grande problema della psicologia, per come si è storicamente sviluppata, è che la maggior parte delle diverse scuole ha scelto solo uno dei molteplici aspetti di questo fenomeno straordinariamente ricco e sfaccettato, annunciando che solo quello era l’aspetto che valeva la pena studiare o perfino che era l’unico aspetto esistente. Il Comportamentismo ha ridotto la coscienza alle sue manifestazioni comportamentali osservabili. La psicoanalisi ha ridotto la coscienza alle strutture dell’io e al loro impatto con l’id. L’Esistenzialismo ha ridotto la coscienza alle strutture personali e alle modalità intenzionali. Molte scuole di Psicologia Transpersonale focalizzano l’attenzione solamente sugli stati alterati di coscienza, senza una coerente teoria dello sviluppo. Le Psicologie dell’Oriente tipicamente eccellono nella descrizione dello sviluppo della coscienza dagli ambiti personali a quelli transpersonali, ma hanno una comprensione molto limitata degli sviluppi precedenti, cioè dal prepersonale al personale. La scienza cognitiva porta l’empirismo scientifico ad affrontare il problema, ma spesso finisce nel ridurre semplicemente la coscienza alle dimensioni obbiettive dei meccanismi neuronali e a funzioni simili a quelle di un biocomputer, devastando così il mondo della vita e della coscienza stessa. Wilber considera tutti questi aspetti una parte importante della psicologia ma con la sua Psicologia Integrale offre un quadro più ampio del mistero della natura umana nella sua pienezza.
Le teorie sono necessarie per orientarsi ma non è sufficiente conoscerle per ottenere una trasformazione reale.
Una psicologia dell’Essere non può essere insegnata a chi non è pronto e non può essere praticata correttamente da chi ha compreso i concetti senza avere sperimentato direttamente il proprio sé. Non bastano letture e ascoltare conferenze, è necessaria una profonda e sincera autoindagine, il confronto con l’ombra e un autentico risveglio del cuore.

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